Nel 2015, Microsoft guardava al mare con ottimismo: il progetto Natick prometteva una rivoluzione silenziosa nel mondo dell’infrastruttura digitale. Un data center immerso negli abissi, sigillato, stabile, efficiente e naturalmente raffreddato. Il test al largo delle isole Orcadi in Scozia, con 864 server operativi, confermò le aspettative: dopo due anni, il tasso di guasto risultava otto volte inferiore rispetto a quello dei tradizionali centri dati a terra. Eppure, nel 2024, l’azienda ha deciso di chiudere il progetto. Nessun rilancio, nessuna espansione. Solo un addio silenzioso, nonostante i dati incoraggianti.
Dall’altra parte del mondo, però, la Cina sembra aver raccolto il testimone. Al largo di Hainan, nel Mar Cinese Meridionale, il primo data center sottomarino commerciale è già realtà. E adesso si evolve: 400 nuovi server sono stati installati in un modulo modulare di nuova generazione, in grado di elaborare 7.000 richieste AI al secondo. A guidare il progetto è HiCloud, una divisione di Highlander. Qui non si tratta solo di innovazione, ma di una risposta concreta a un problema globale: il crescente fabbisogno energetico dell’intelligenza artificiale e del cloud computing.
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